Un nuovo equilibrio

I neogenitori si renderanno conto ben presto di quanto l’arrivo del bebè abbia cambiato profondamente la loro vita, a partire dalla routine quotidiana. Tutto è da ricostruire, orari, abitudini, tutto. Inizialmente sarà prevalentemente l’appetito del nuovo arrivato a dettare i tempi, o almeno così sembrerebbe ai neogenitori alle prime armi. Ora che le mie piccole hanno quasi sette mesi, mi fermo ogni tanto a pensare come debba essere stato difficile per loro, i primi tempi, non essere spesso comprese nei loro bisogni… Chissà quante volte si sono ritrovate il seno o il biberon in bocca quando invece avevano voglia di tutt’altro! Quando ancora la sintonizzazione tra mamma e bambino non è consolidata, capita spesso che la neomamma interpreti in modo sbagliato i richiami del suo piccolo, attribuendoli principalmente alla fame. Chissà perchè, tendiamo a dimenticare o a mettere in secondo piano il fatto che un bambino piccolo può avere anche altre necessità, come per esempio il sonno o semplicemente la voglia di cambiare posizione. Invece no, i primi tempi, se il bimbo piange, “sicuramente ha fame”. Credo che a questo fenomeno contribuisca anche la pratica oggi assai diffusa dell’allattamento a richiesta. Di cosa si tratta? In poche parole, questa “corrente di pensiero” sostiene che si deve allattare il bimbo ogniqualvolta lui lo “chieda”. Bene, seppur io riconosca il beneficio che questa condotta può apportare, in particolare nella prima delicata fase della “calibrazione”, in cui il bimbo stimola la produzione di latte in modo che si assesti sulle sue necessità, credo sia dannosa se perpetrata anche oltre questo primissimo periodo. I motivi del mio pensiero sono molteplici. Prima di tutto, è giusto che il bimbo impari, fin dai primi momenti della sua vita, che le sue richieste non sempre possono essere esaudite; egli deve infatti imparare a tollerare la frustrazione che deriva da una richiesta non soddisfatta, questa capacità gli sarà molto utile in futuro.
In secondo luogo, mettiamoci un attimo nei panni della povera mamma, che, praticando l’allattamento a richiesta, si ritrova praticamente sempre ad allattare, col rischio di non avere più alcun tempo o spazio per sè, e di sentirsi una vera e propria “mucca”. Io credo sia profondamente sbagliato pensare che la mamma debba dedicarsi esclusivamente al suo bambino e mettere da parte qualsiasi spazio per sè. Il rischio di questo comportamento è che la neomamma si senta letteralmente soffocare e di conseguenza non si rapporti al suo bambino in modo sereno.
Ci tengo veramente tanto a sottolineare questo punto, io stessa ho provato sulla mia pelle cosa vuol dire l’arrivo di un bambino: è bellissimo, certo, ma è anche spaventoso rendersi conto che la propria vita è radicalmente cambiata, i primi tempi sembra impossibile che un giorno si ricomincerà ad uscire, a guardare un film, ad andare dal parrucchiere… Le giornate sembrano scivolare una dopo l’altra, una uguale all’altra, magari senza riuscire a riposare decentemente e tutto questo può veramente mettere a dura prova. Per questo motivo è importantissimo che la mamma riesca, appena possibile, a ritagliarsi degli spazi per riposare e per “staccare” un pò. Può leggere un libro, fare una doccia, uscire a prendere un pò d’aria sul viso (è meraviglioso sentire l’aria sul viso, sentire che esiste ancora il mondo fuori dalle pareti domestiche), qualsiasi piccola cosa può essere rigenerante in questo momento e permetterci di affrontare l’avventura della maternità con più energia.
Quindi, credo sia fondamentale impostare fin dai primi momenti una routine che tenga conto sia dei bisogni del piccolo che di quelli di mamma e papà. Su questo argomento è stata per me illuminante la lettura del libro di Tracy Hogg, “Il linguaggio segreto dei neonati”; in questo scritto l’autrice, forte della sua pluriennale esperienza coi neonati e con i loro genitori, sostiene l’importanza di creare una sorta di “programma” nella giornata della famiglia. Un programma che comprenda degli spazi dedicati all’alimentazione del bimbo, al gioco, alla nanna e infine uno spazio che la mamma dedica a sè stessa. Devo dirvi che mentre leggevo questo libro, ancora immersa nella prima fase di sconvolgimento e incertezza, pensavo che questo metodo non avrebbe mai funzionato. Però ho deciso di provare. E mi è stato di grande aiuto. Mi sono resa presto conto che sbagliavo molti passi con le mie piccole. Per esempio, dopo la poppata, pensavo che dovessero dormire e quindi passavo un mucchio di tempo a cercare di addormentarle finchè poverine crollavano credo per disperazione! Dopo questa lettura invece ho provato a far seguire alla poppata un momento più o meno lungo di attività, mostrando loro pupazzetti, facendole saltellare sulle mie ginocchia ecc. Bè, dopo arrivava il sonno e si addormentavano senza troppe peripezie…
E mentre loro dormivano ho iniziato a fare qualcosa per me, sfogliare una rivista, fare un pisolino, navigare su internet… Era già tutta un’altra vita.
Vi racconto la mia esperienza per farvi comprendere che i bimbi hanno bisogno di un’organizzazione, seppur in questi primi tempi molto elementare. Per loro è importante che ci sia una regolarità nella routine quotidiana, che ci siano dei momenti dedicati ad una cosa ed altri ad un’altra. Per questo penso che l’allattamento a richiesta non sia una buona condotta: primo, i genitori non imparano a differenziare i vari bisogni del loro bimbo; secondo, la loro vita sarà in funzione del bambino, senza possibilità di avere dello spazio anche per sè, sia come singoli che, cosa altrettanto importante, come coppia. Ricordatevi che il bimbo ha soltanto il pianto per comunicare tantissime necessità: la fame, il sonno, la noia, il dolore, la paura… Il vostro compito è di ascoltare e di osservare il vostro bambino e cercare di capire ciò che vuole dirvi, non quello di tappargli la bocca con il ciuccio o con il seno ad ogni accenno di pianto. In questo modo infatti, voi non imparerete a decifrare il suo linguaggio e lui capirà che i suoi bisogni non sono compresi e avrà una grande confusione sulla sua capacità di comunicare con voi in modo efficace. Questo lo farà piangere e si creerà un circolo vizioso da cui sarà poi davvero difficile uscire.